Bulgakov, a fumetti e in musica. Intervista a Francesco Frongia
29 MAGGIO 2014 | PROFILI | GRAPHIC NOVEL | La notte che arrivò l’inverno (Kleiner Flug) è un libro illustrato e a fumetti realizzato da Checco Frongia, con allegato un CD del quartetto jazz Musica ex Machina. Il volume adatta 9 storie tratte dal romanzo il Maestro e Margherita di Bulgakov, in una nuova traduzione a cura di Nella Giacomelli.

Negli ultimi anni Frongia, insieme ai Musica ex Machina e al collettivo di fumettisti Mammaiuto, ha realizzato diversi spettacoli dal vivo per il festival di letteratura performativa Marina Caffè Noir e per il premio letterario Dessì, incrociando musica e disegno partendo da storie brevi di matrice noir o da interi romanzi: «ci siamo divertiti molto. Il percorso musicale e quello visuale affiancandosi si rafforzano, sviluppando nuovi significati dalle narrazioni di partenza. Il libro si basa su questi presupposti e non si propone come una narrazione per episodi del romanzo di Bulgakov. Le storie vengono infatti decostruite, riorganizzate e traslate nel tempo e nello spazio. A ciascuna storia è associato un brano del disco, e musica e disegni mutano e si adattano alla narrazione, proponendo così una ricca tavolozza di stili e registri (striscia, racconto illustrato, fumetto d’azione, racconto per immagini, ed ancora, funky, tarantella, valzer, son cubano, ecc.).» A prevalere è sempre la forma breve sia nel racconto che nella musica.

Ma che cos’é per l’autore Il Maestro e Margherita? «È un romanzo di formazione, una riflessione sull’uomo, sulla burocrazia, la spiritualità e altro ancora. Qua mi si è posto quindi il problema di ‘quale’ romanzo rappresentare. Gran parte della narrazione de Il Maestro e Marghertita contiene molte chiavi di lettura, alcune immediatamente fruibili, altre decisamente celate, che vanno messe in una prospettiva storica e critica. Mi sono affacciato ad alcuni studi critici del romanzo…ho avuto le vertgigini. Ho rischiato la paralisi creativa per qualche mese e alfine ho optato per lasciarmi suggestionare dai “miti” rappresentati visivamente in modo così abile da Bulgakov, incoscientemente ho chiuso il libro e ho prodotto i miei segni a prescindere.» Un tentativo, secondo Frongia: «di immergersi nella magmatica varietà di stili e significati delle “storie” presenti nel romanzo per confezionare un altra “possibile” narrazione.»


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